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Racconto n° 882
Autore: Monella Altri racconti di Monella
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La Darkroom
Si erano date appuntamento, per la prima volta in un locale di Milano notoriamente frequentatissimo e strapieno di gente. Un locale con la musica altissima, boys che ballavano sotto la doccia per la gioia di altri boys e dark room dove ogni cosa poteva accadere.
Angela vide la sua misteriosa amica parcheggiare la berlina scura nel parcheggio davanti al castello e la riconobbe da una foto che si erano scambiate qualche tempo prima. Giò era avvolta in un cappotto lungo, di un gusto fine, i capelli raccolti, il passo deciso. Si guardò intorno, rimase qualche minuto davanti alla porta del locale, indecisa se entrare o no e dopo qualche minuto la vide scendere i gradini immersi nel buio.
La musica era già forte e il locale fortunatamente non ancora affollato. Angela la seguiva e la osservava, nel tentativo di carpire qualche altra sfumatura di quell'affascinante donna che avrebbe dovuto incontrare da li a poco. Rimase ad osservarla protetta da una colonna e la vide aggirarsi nel locale con aria curiosa, per nulla intimidita da quanti le posavano gli occhi addosso. Giò era vestita in maniera sobria ma elegante, una maglia nera scollata e un paio di pantaloni neri, scarpe basse e un filo di trucco. Si guardava in giro nella speranza di scorgere Angela che stava seguendo ogni sua mossa. Si appoggiò al bancone del bar, fatto di specchi e di vetri trasparenti. Al di sopra, una gabbia di vetro, lasciava intravedere un maschio muscoloso che ballava sotto ad una doccia con indosso solamente un perizoma minuscolo. Poche donne a dire il vero frequentavano il locale, prevalentemente gay, ma quelle poche non si erano fatte scappare la bella tenebrosa che era apparsa da dietro al bar. Giò si guardava intorno affascinata, lanciava sguardi ammiccanti e spalancava gli occhi chiari golosa di tutte quelle novità. Si avvicinò alla scala in pietra, buia che portava alla saletta superiore e fu proprio in quel momento che sentì due mani sconosciute che la presero per la vita delicatamente. < buonasera bella signora > le disse Angela avvicinando le labbra al suo orecchio tempestato di orecchini piccoli e lucenti. Quando Giò si voltò, si trovò praticamente tra le braccia di Angela, che l'accolse con un sorriso birbante e due occhi nocciola che si infilarono immediatamente nei suoi. Ci fu un momento di imbarazzo per entrambe, non sapevano cosa dire. Restarono qualche minuto, che sembrò loro interminabile, immobili sulla scala, gli occhi una dentro nell'altra e con la mente che andava velocemente a ritroso su tutto quello che si erano dette nei giorni precedenti. Angela fece un passo in avanti, la prese per mano e precedette Giò al piano superiore, nella saletta dove avrebbero potuto parlare in tranquillità. In realtà nel locale stava cominciando ad arrivare moltissima gente, le due donne trovarono posto su un divanetto e cominciarono a chiacchierare. Angela dopo poco, cominciò a non essere indifferente alla gamba che, volontariamente Giò continuava a strofinare contro alla sua, per contro anche a Giò spesso scappava l'occhio dentro alla generosa scollatura di Angela. Fu proprio Giò, curiosa di conoscere il locale che chiese all'amica di accompagnarla a dare un'occhiata in giro. La parte che destava alla donna più interesse era proprio la dark room, una stanza buissima nella quale si intuiva ci fossero molte persone e dove tutto avrebbe potuto accadere. Ci passarono di fianco un paio di volte, e ad un tratto Giò prese Angela per mano e si infilarono entrambe dentro con decisione.
Faceva caldo, e nonostante la musica alta, sembrava rimbombasse l'eco di sottili gemiti di piacere che via via andavano consumandosi li intorno. Quell'elettricità, data dal piacere di sconosciuti, non riuscì indifferente a Giò, che si ritrovò in pochi minuti, eccitata e spaventata al tempo stesso, vogliosa di chiudere gli occhi e lasciarsi andare completamente. Prese per mano Angela, la strinse sempre più forte e l'attrasse a se. Angela, che stava con le spalle appoggiate al muro le piegò il braccio all'indietro e la costrinse a voltarsi, appoggiando Giò contro il suo seno, intrecciò le mani dentro alle sue e cominciò ad accarezzarle il corpo con le sue stesse mani. Giò era pervasa da brividi ovunque, sentiva dietro di se quel corpo morbido, accogliente, caldo che le dava conforto, e davanti l'idea di essere così esposta a mani sconosciute, che in qualsiasi momento avrebbero potuto poggiarsi su di lei le davano un senso di impotenza. Era sempre Angela che muoveva le mani di Giò sul corpo di Giò, dita intrecciate come facenti parte di un'unica mano, che la stringevano forte e la conducevano su un corpo a lei conosciuto. Le stesse mani che adesso avevano indugiato su un seno, dopo poco correvano lungo i fianchi o su una natica, o scendevano lentamente lungo la cerniera dei pantaloni. Giò si abbandonò a quel piacere inaspettato, sentiva le gambe tremare e cedere, e le allargò e le sue mani che non erano più mosse dalla sua stessa volontà trovarono il calore delle sue cosce, si poggiarono strofinando sul suo ventre e scesero lentamente, fino quasi a sentire il calore del suo sesso, il pulsare lento e voglioso che aveva cominciato a battere ritmicamente
Aveva voglia di godere, li subito, voleva che fossero le mani di Angela realmente a poggiarsi su di lei e l'impazienza la colse impetuosa, si voltò e infilò la lingua nella bocca di Angela, che era pronta ad accogliere e a soddisfare ogni suo desiderio, e che cominciò a baciarla lentamente, cercando di frenare l'impeto dell'amica, che si stava muovendo su di lei e poteva sentire i suoi capezzoli uscire dalla maglia e muoversi contro la sua camicia ormai aperta
Angela sollevò un piede e lo appoggiò al muro offrendo a Giò il ginocchio su cui ella si appoggiò e cominciò a strofinarsi contro, lentamente, in un movimento ritmico che la faceva dondolare contro al corpo dell'amica. Aveva voglia di togliersi i vestiti, di offrirsi nuda a quelle mani, a quella bocca che cominciava ad assaggiarla e che si stava perdendo sul suo corpo. Si alzò la maglia e offrì il suo seno alla bocca di Angela, che lentamente cominciò con la lingua a cercare il suo capezzolo e glielo strinse forte tra le labbra, succhiandoglielo
Le mani di Angela continuavano a correre sul corpo di Giò, che chiedeva implorante di godere in ogni sua parte, si muovevano lente su quel corpo stupendo e caldo, che sempre di più diventava conosciuto per lei. Dita determinate si facevano largo nonostante i pantaloni leggeri di Giò sul suo sesso e cominciarono a farle provare un piacere sottile ma feroce. Ad un tratto Angela l'abbracciò e la strinse forte a se sussurrandole in un orecchio - ti desidero moltissimo, voglio godere insieme a te, ma non qui, in piedi come due animali - e così dicendo la prese per mano e la condusse fuori nella notte in cerca di un luogo dove l'avrebbe potuta amare fino al mattino seguente.

Monella

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