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Racconto n° 909
Autore: Bandito Altri racconti di Bandito
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Blu oltremare
Sono tornato a Cesena.
Ma perchè? Da anni ormai non mi sentivo con Cris: quando stavo con lei avevo vissuto sulla mia pelle tutte le possibili aberrazioni e tutti i piaceri del mondo; inferno e paradiso insieme. Quanto mi era costato staccare la spina da lei... una storia assolutamente eccessiva sotto ogni aspetto, che mi aveva portato dritto dritto a risvegliarmi su un lettino di un pronto soccorso con una miriade di tubi che entravano nel mio corpo... non ero morto, ma quasi sarei morto di vergogna, ripensando ai tre flaconi di sonnifero che avevo ingurgitato.
Sirene e luci blu nella notte.
Adesso che è passato del tempo, quasi per caso l'ho ritrovata in chat... la solita vecchia chat ormai quasi chiusa, ed abbiamo parlato dimenticando il rancore e gli squallori che ci avevano divisi; la curiosità ed uno strano affetto, la tenerezza di una volta prendere il sopravvento sulla razionalità e sulla paura... non è cambiato nulla, e mi sento fuori posto ma stranamente non a disagio...

Appena arrivato i miei nervi, ma soprattutto il mio cuore, vorrebbero una boccata di ossigeno ed un caffè, visto che ho fatto un viaggio di quasi 600 km con il piede sull'acceleratore a velocità da ritiro di patente; forse per vincere la tentazione di tornare indietro che mi sale dalla bocca dello stomaco e mi attanaglia fin dal primo casello.
Dopo Bologna, mi concentro sulla strada e non mi fermo neppure per un caffè, e solo a quel punto telefono per fissare l'albergo, per la precisione un agriturismo; ho tardato a chiamare con la segreta speranza di semtirmi rispondere: "tutto esaurito".
Un perfetto alibi per una ritirata onorevole... no; anzi, la titolare si riconda ancora di me, mi saluta con calore tutto romagnolo e chiacchieriamo un po', mi racconta dell'agriturismo, delle iniziative che hanno realizzato, di alta gastonomia e dei nuovi cavalli che mi aspettano in scuderia, ci dilunghiamo perchè sa quanto apprezzo la sua cucina: tradizione elevata al rango di alta gastronomia... dio, quanto sono in gamba i romagnoli.
La particolarità dell'azienda è di aver realizzato una decina di piccole baite indipendenti dal corpo centrale, ciascuna dotata di ingresso, angolo cottura, camera, bagno e un delizioso soppalco con altri due lettini per l'occorrenza.
Ogni baita era contraddistinta dal nome di un fiore. Mi conferma la mia, la ginestra; la solita.
Dopo che ci siamo agganciati in chat, ci siamo scambiati il numero di telefono, ma non ci siamo ancora parlati, manca poco ormai, ed è ora di chiamare Cris: riusciamo a non soffocare e ad organizzarci per la cena, almeno ci potremo rivedere con qualche cosa, perlomeno un tavolo, tra le sue gambe e le mie per un paio d'ore almeno; dopo chissà quanto tempo e quanti guai.
Il posto e l'orario dell'incontro sono stabiliti, mi sento strano ma non riesco a capire perchè non provo più ansia... mentre sono sotto la doccia cerco di capire... capire... capire... l'unica cosa di cui sono certo, irrimediabilmente certo, è che questa esperienza mi ha cambiato l'anima. Chissà. Non mi sento neanche emozionato e conoscendomi la cosa mi stupisce un po'... finiremo per stringerci la mano, come due colleghi di lavoro, prima di voltarci ed andare via. Mentre mi preparo, rallento il ritmo dei miei pensieri, mi sforzo di ricordare com'è stato l'ultima volta in cui siamo stati insieme, in quello stesso posto ma la mente si ritrae perchè quella non è stata sicuramente l'unica volta in cui abbia provato delle sensazioni assolutamente spiacevoli.. lacrime e rabbia.. Cris mortificata, mi aveva detto che stava tentando una nuova cura e tra le tante controindicazioni degli psicofarmaci c'era anche quella di non essere stabile emotivamente... ma a me era rimasto sempre il dubbio, lei non era mai stata del tutto sincera... anzi. E il mio desiderio di punirla, di farle del male, di farla piangere come lei aveva fatto piangere me... quanto bastardo mi aveva fatto diventare?.. due capsuline blu per darle una dura lezione, per travolgerla di sesso, due giorni infuocati per farle dire basta... e lei povera ninfomane malata, o forse solo furba. lo aveva poi detto, basta... mi aveva amato disperandosi; e piangendo disperata mi aveva visto andar via per sempre, sul pavimento i fogli delle sue e.mail segrete, quelle che mi aveva nascosto e di cui ero venuto in possesso dopo una orribile notte trascorsa al computer, in compagnaia di una caffettiera e della mia rabbia razionalmente lucida e terribilmente intelligente. Si, ci eravamo fatti male io e lei... molto... troppo.
Non ricordo molto di quel viaggio di ritorno, salvo un fitto scambio di messaggi sul cellulare; la sua riviera di brillanti che mi aveva voluto restituire, scintillava al mio dito mignolo, al volante, riflettendo le luci della strada in quella notte di pioggia, in quella notte maledetta.
Poi il dolore, le lacrime fare posto ad una stanchezza artificiale, il sedile reclinato per meglio scivolare nel sonno, e dal sonno al nulla. Tre flaconi di sonnifero vuoti a terra davanti al sedile, una musica a basso volume nell'abitacolo, negli occhi, due occhi blu oltremare.
Arrivo in anticipo stranamente (non posso farci niente, sono sempre in ritardo). Dopo un pò la vedo arrivare, evito di guardarla prima che salga in macchina; conosco il suo passo dimesso, quasi timoroso, in contrasto con la furia dei sensi che scatena quando vuole.. Apre la portiera e sale in silenzio; sembra una pantera che si liscia i baffi prima di un buon pasto.. Nella penombra vedo che indossa un tailleur gessato che non avrei proprio mai immaginato indosso a lei, sembra fatto apposta per nascondere tutto. Cris, e il suo guardaroba provocante all'eccesso, a volte persino volgare.. Ma anche se avesse addosso un sacco di juta Cris riuscirebbe ad essere sensuale da morire: sotto la giacca un semplice top molto lineare... possibile che sia cambiata a questo punto? solo una donna carina come tante altre, disponibile come tante altre... per questa donna io avrei messo un piede nella pazzia pura?
Ma bastano 2 secondi appena, il tempo che l'odore della sua pelle e il suo profumo raggiungano le mie narici: il mio cuore accelera bruscamente i battiti, i miei occhi incontrano i suoi... blu profondo come il mare.. blu oltremare; è più splendida ancora di una volta, forse avrà preso 2/3 kg ma riesco a vederla solo più bella, più donna che mai, sono belle quelle rughe che le sono comparse intorno agli occhi, i lunghi capelli biondi portati come sempre sciolti sulle spalle. Riusciamo nemmeno a dirci un banalissimo "ciao", che le nostre bocche si ritrovano in un magnetismo antico quanto incontrollabile. Mi sento improvvisamente esplodere dentro, il contatto delle sue labbra, della sua lingua, il suo calore, il suo sapore... perdo immediatamente contatto con la realtà. E' incredibile che sia così, eppure lo è. Incuranti dei fari delle auto, delle luci della strada, non riusciamo a staccarci l'uno dall'altra, riesco solo a percepire vagamente quanto sia inutile, inesistente tutto il mondo che ci circonda...
Devo fare uno sforzo sovrumano per tornare in me. Sappiamo entrambi che dobbiamo toglierci da lì, dire qualcosa perlomeno; finalmente metto in moto e andiamo via, in anticipo per la cena.. cerchiamo un aperitivo e giriamo 3 o 4 locali..i "nostri".. la riviera romagnola non manca certo di queste strutture anche in pieno novembre, però... uno è chiuso, l'altro è pieno, nel terzo c'è una festa privata... sono tutti pretesti: siamo in bilico esatto fra il desiderio di fuga e il senso di attrazione, e alla fine decidiamo per un posto assolutamente sconosciuto, almeno a me, con l'arredamento molto freddo e in stile con quelli che chiamano locali di tendenza. Prendiamo io un Havana (sono praticamente astemio, non mi è mai piaciuto bere) Cris un Martini bianco entrambi con ghiaccio. Siamo a disagio, non riusciamo a tenere in piedi un qualsiasi argomento, di intimità poi neanche a parlarne in mezzo a quel casino; abbiamo quasi un'ora prima della cena... poi.. In albergo non ce la voglio portare, sarebbe ripercorrere strade dolorose per me e non riuscirei forse a rivolgerle neppure la parola. Casa sua, idem. E' una di quelle sitazioni "fluttuanti" per entrambi: vorremmo... non vorremmo e preferiamo lasciar fare al caso; sappiamo benissimo entrambi che cosa significherebbe lasciar scatenare l'istinto. Comunque fuggiamo dal locale e mentre comincia a piovere ci infiliamo in macchina. Metto in moto, percorriamo pochi metri, ci guardiamo negli occhi un attimo e svolto a destra sul lungo mare. Nella strada semibuia ci sono tante macchine parcheggiate, ma non sono vuote.
Parcheggio anch'io. Malgrado non ami affatto appartarmi in macchina con una donna. Ne avevo 26 mi pare quando ci ritrovammo i coltelli sotto le gole, e solo l'intervento risoluto dei miei due cani terranova che dormivano accucciati dietro il fuoristrada aveva evitato il peggio; comunque preferisco qualsiasi altro posto alla macchina. Però ora è diverso. Non sono io a decidere. Avverto solamente un senso di fastidio dovuto alla scomodità dell'abitacolo.. e alla scomodità della nostra indecisione: a tratti il desiderio che abbiamo è incontrollabile.
Senza che me ne renda conto mi ritrovo nella "dimensione Cris"... sento il suo dolcissimo sapore sulle labbra, la sua mano che si insinua dentro la mia camicia bianca; sento sotto le mie carezze i suoi fianchi, la sua schiena ed ho perso, come mille anni fa quando stavo con Cris, il contatto con la realtà.. le sue natiche, che stringo impercettibilmente tra le mani; le sfugge un gemito di piacere.
Una remota parte del mio cervello mi ricorda che siamo in macchina, e che lei ha un potere di seduzione superiore a tutte le altre donne del mondo messe insieme: due situazione potenzialmente pericolose, che ignoro volutamente.
E' come sognare: una cosa bellissima, oppure un incubo, ma che sai non potrà mai accaderti realmente; Con una sola differenza: ora che sono di nuovo con Cris la realtà è talmente superiore al sogno stesso da essere difficilmente gestibile. Il mio desiderio fa male ormai, i suoi gemiti, il suo odore, il suo calore mi stordiscono ancora di più... la sento sussurrare "...ho bisogno di sentire di nuovo il tuo sapore, di prendertelo in bocca...".
Credo di aver detto qualcosa come "non farlo"... ma quando mai Cris ha smesso.. una volta che la sua passione abbia spiegato le vele del desiderio; mi si mette cavalcioni e sento immediatamente il suo calore attraverso i suoi pantaloni ed i miei jeans... preme contro il mio membro ormai impazzito, le sfugge un gridolino di piacere, non riesco più a dirle di stare zitta, anzi, la sua voce ed i suoi gemiti mi fanno ancora di più perdere il controllo dei miei gesti, come sempre d'altronde... come se non fossero passati gli anni.. e gli amori.. e le storie di due vite intense... le nostre.
Improvvisamente sento che sta spostandosi, in pochi attimi le sue mani mi sbottonano i jeans e la sua bocca finisce su quello che cercava; neanche io porto intimo, se lo ricorda benissimo; e sono io che vorrei urlare. Il desiderio è talmente intenso, malgrado sappia benissimo cosa è capace di farmi provare, che per un attimo sono certo di perdere i sensi. Sono senza fiato... e anche Cris lo è... riesco solo a percepire vagamente spezzoni di frasi -"..ti voglio.."- tra i suoi mugoli indistinti.
Non resisto che pochi minuti, la stendo sul suo sedile, sfilo la sua giacca e il top grigio e mentre le lecco i piccoli seni, il collo, l'aiuto a togliere i pantaloni: è senza slip, come al solito. E' un piacere spaventoso gustarla ancora.. lei sa cosa la aspetta, e mi lancia uno sguardo complice. Malgrado si morda il labbro per non urlare, la sento come un animale selvaggio che non sarà mai domato.
La mia bocca la brama... la lecco avidamente come so fare, come lei mi ha insegnato a fare, mentre le mie mani scorrono l'interno delle cosce fino ad arrivare in quel paradiso che sto gustando.
La mia lingua e le mie labbra sembrano vivere di vita propria... il suo sapore, il suo odore sono qualcosa che non riesco a dimenticare. La testa mi gira, ma non mi fermo, il suo piacere mi inonda e io bevo alla sua fonte inesauribile di piacere. I suoi orgasmi sono delle tempeste, il suo corpo vibra talmente forte che sembra scuotere anche la macchina... non ce la faccio più. "Ti voglio" le dico "so che durerò dieci secondi ma ti voglio".
Io che conosco mille modi per controllare l'eccitazione, che posso resistere ore prima di venire... Stava per dirmi che mi voleva dentro... Entro in lei e questa volta il suo urlo sembra davvero interminabile, quasi di rabbia. Senza fiato riesce solo a balbettare tra un gemito e un'altro con voce strozzata -".. mi stai arrivando al cervello, non fermarti, non fermarti..."- e asseconda le mie spinte.
Le mie mani le stringono con forza le natiche, il suo piacere esplode ancora una volta, e nella tempesta non ho più nemmeno percezione temporale... ricordo solo che quando sto per venire lei capisce immediatamente e scende con la bocca su di me per farmi venire come solo lei sa fare. Poi un lampo invisibile mi attraversa il cervello.

E' passata più di mezz'ora dal mio orgasmo. Siamo ancora avvinghiati l'uno all'altra. Forse abbiamo dormito, sento il suo respiro regolare e leggero. Il mio membro è duro come prima, praticamente come se non avessimo fatto nulla.. stavolta non ho l'alibi delle capsuline blu... è lei mi fa questo effetto ancora a distanza di anni; conosco questa strada per averla percorsa insieme a lei fino in fondo, so che porta al confine tra la pazzia e la lussuria e so che non voglio ripercorrerla mai più. La sua piccola mano me lo stringe con tenerezza e nello stesso tempo con fermezza, come se avesse paura di perdermi ancora... "ti amo" bisbiglia nel sonno con voce leggera, quasi faccio finta di non averla sentita. Il mare laggiù è blu come non lo avevo visto mai da quelle parti, tanto grande quanto il dolore che ci resterà dopo questo sogno: io amo un'altra donna, Cris, perdonami.

Bandito

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