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Racconto n° 922
Autore: Melablu Altri racconti di Melablu
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Ti ricordi?
Ti ricordi quella volta a casa tua, un po' di mesi fa, quel giorno in cui i tuoi onnipresenti coinquilini ci avevano lasciato la casa libera? Quando ci stavamo scambiando le nostre intime effusioni sul tuo letto, nudi, presi e turbati dal nostro reciproco eccitarci e stuzzicarci... In realtà è quello che ci capitava sempre quando stavamo insieme, vero?
Ma quel giorno mi prese non so bene cosa, una voglia impulsiva di trasgressione, forse, e ti chiesi di fare l'amore davanti allo specchio. Lo ricordi? Ti conosco abbastanza da sapere che, anche se la tua memoria è un po' fragile e sono capitate tante cose tra di noi da quel giorno, questo episodio lo ricordi perfettamente, vero?
Ricordo come i tuoi occhi si scontrarono con i miei, eccitati e stupiti allo stesso tempo per quella mia richiesta così inattesa e intrigante. Io rimanevo della mia idea e sapevo di non doverti forzare la mano per farti fare questa cosa che tanto ispirava anche te.

Così ci alzammo e ci trasferimmo nell'altra camera da letto dei tuoi coinquilini, imbarazzati dalla nostra nudità in giro per casa, dal fatto di violare con il sesso un tacito accordo tra conviventi.
Apristi l'armadio, dove c'era quel magnifico specchio a figura intera che avevo intravisto una volta dal corridoio e che tanto aveva influenzato le mie fantasie. Ma in quel momento non riuscii a guardarmi, per vergogna, forse, non so... So invece che tu rimanesti a lungo a guardare la nostra immagine riflessa, anche quando mi appoggiai all'anta chiusa dell'armadio e tu dietro di me iniziasti a premere contro di me per entrare. Lo sapevi quanto mi piaceva averti dentro di me in quella posizione, l'hai sempre saputo, così come ho sempre saputo quanto piaceva a te.

Iniziasti a spingere, accarezzandomi. Non riuscivo a guardarti in viso, ma sapevo che tu invece stavi guardando me tramite lo specchio accanto a noi, che vedevi quanto piacere mi stavi dando. Le spinte crebbero, le tua mani andarono a stuzzicare là dove sapevi di andare a colpo sicuro ogni volta. E infatti, poco dopo venni, così forte che quasi lo sento ancora. Mi cedettero le gambe, ma tu riuscisti a seguirmi, continuando a spingere e a stimolarmi.
E quando mi fui calmata, tu mi guidasti di nuovo in piedi, rimanendo dentro di me, accarezzandomi dolcemente. E mi dicesti, all'orecchio: -Guardati... quanto sei bella...-.

E così mi guardai. La prima cosa che notai fu la mia pancia. Te la ricordi, vero? Per quanto ti piacesse, era comunque un po' prominente, decisamente non sexy. Invece, quel giorno la vidi tesa, compatta, lucida dalla tensione dei muscoli per averti dentro, arrotondata per la curvatura indietro che davo al mio busto per poterti mantenere nel mio ventre. Vidi il mio seno ancora ansante per l'orgasmo appena passato, acuto, tonico e morbido, soffice ed appuntito. Vidi le mie gambe, solitamente sgraziate e grassotte, in una postura estremamente erotica, con i muscoli tutti in tensione. Vidi il mio sedere, premuto contro la tua pancia, bello e tondo... Vidi la tua mano, pallida almeno quanto la mia pelle, sfiorarmi lentamente, quasi a concretizzare ciò che già stavo facendo con lo sguardo. La tua mano saliva e scendeva su di me, sulle cosce, sulla pancia, sul seno, sulla gola. Lì sopra vidi il mio viso, arrossato e scomposto, con un'espressione di totale trasporto. E lì affianco vidi il tuo viso, altrettanto rapito.

Tu sei sempre riuscito a farmi sentire bellissima, anche se non lo sono mai stata per davvero. Tranne quel giorno. Per la prima ed unica volta nella mia vita mi sono vista veramente bella, erotica, sexy, irresistibilmente arrapante, come mi dicevi tu. Quella immagine non tornerà più, te la sei portata via quando mi hai lasciata. Nessuno mi vedrà così bella com'ero quella volta. Perché eri tu a farmi essere bella.

Melablu

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