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Racconto n° 955
Autore: Giulia Lenci Altri racconti di Giulia Lenci
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Geisha
Certe donne dovrebbero ricevere una diffida ogni mattino che si alzano dal letto. Non dovrebbe essere consentito dalla legge, girare per strada muovendosi a quel modo. Sono sempre più strafottenti e aggressive. Per questo m'impegno al massimo, per bastonare la loro presunzione. Dietro a quell'orgoglio dal passo deciso, si nasconde una geisha lieve come una farfalla. Di solito le aggancio al semaforo, dove se ne stanno altere al volante, mezzo metro più avanti della linea marcata che dovrebbero rispettare, mi guardano altezzose mentre mi avvicino e pensano - Che vuoi? E' rosso e sono ferma, no? - ; oppure le blocco al parcheggio, dove sforano la sosta d'una manciata di minuti e arrivano caracollando sui tacchi e già mi fulminano con occhi duri, mentre pensano - Che vuoi? Sono in orario, no? - Le disarmo con un sorriso che le percorre da capo a piedi, batto la punta della biro sul blocchetto delle multe e mormoro: - Beh, mi sa che farò un'eccezione alla mia intransigenza. - Riescono a dire: - Ma... - Vorrebbero proseguire -le stronze- sputandomi in faccia il loro disprezzo per la mia stupidità. Qualcuna ce l'ha fatta addirittura a chiamarmi - pezzente - . Ma... Ma... Ma... Ma la geisha ha il sopravvento, sempre.
- Non capisco cos'ho fatto... - dicono rilassando la bocca in un sorriso compiaciuto.
- A questo punto, qualcosa di veramente grave. - dico io.
- Come? -
- Se mi lancia un altro sguardo con quegli occhi, non rispondo più di me... - sussurro trafiggendole con un'occhiata assassina.
Tutte sono sensibili alla divisa. C'è chi la teme e chi la desidera, ma sono comunque sentimenti reciproci, intercambiabili, le comuni due facce della stessa medaglia. Posso parlare, senza tema di smentita, di un timore reverenziale con sottofondo di desiderio dissacratore, perché tutte, dico tutte, mentre mi osservano ancora con sospetto e un barlume di raziocinio, aspirano ad una sola cosa : togliermi la divisa con le loro mani. -Le troie - E io le accontento, proponendo un caffè in uno dei bar con séparé che conosco bene. Accettano lusingate. Ammetto che gli occhi verdi e la voce roca mi sono di grande aiuto. Mi comporto da cavaliere, aprendo la porta per farle entrare; scostando la sedia, per farle accomodare; chiedendo se - possiamo darci del tu - ; ordinando ciò che vogliono e offrendo altro in sovrappiù. Insomma, datemi dieci minuti e la pantera non avrà unghie.
Mia nonna diceva: - Tu sai pelare il gatto senza farlo urlare. - -Santa donna-
E infatti le pelo, come anelano che sia fin dal primo attimo in cui aprono gli occhi al trillo della sveglia. Come non possono confessare. Mentre salgono le scale fino alla mia mansarda, lo vedi che pensano: - Proprio a me, una fortuna del genere? - Hanno residui bagliori di resistenza, ma l'idea di raccontare alle amiche la conquista di un vigile bello da impazzire, è un'esca irresistibile, che inghiottono voraci. A volte le sento, al ristorante o al pub, vantarsi con le altre delle loro conquiste, a voce alta, sfidando con occhiate oblique gli uomini presenti, come dire: - Può capitare anche a te, che credi? - -Le porche-
Vogliono le pari opportunità? Bene. Che tirino giù in quella gola quel che meritano, si riempiano quella boccaccia rumorosa come dico io, almeno se ne stanno zitte per un po', mentre le afferro per i capelli e muovo come piace a me quella loro testaccia piena di idiozie e mugolo e poi grido e loro bevono beate il succo della vita, sentendosi bravissime, credendosi ad un passo dal paradiso.
Di solito, poi bisbiglio: - Sei fantastica. Torno subito. -
Vado in bagno e mi rivesto, naturalmente.
Quando esco, sul letto avvolto di penombra è sdraiata lasciva e famelica la geisha -solo la geisha- nell'attesa di un piacere che può continuare a sognarsi.
- Andiamo pure. - dico a voce alta.
Si spezza l'incantesimo.
- Cosa? - trova la forza di chiedere.
- Il mio turno è finito. Devo rientrare. -
- Ehi, il mio turno non è ancora cominciato. - protesta.
- Muoviti, sei in sosta vietata. -
Diventare brutale è una goduria in supplemento.
- Che bastardo. - dice.
- Che zoccola. - replico.
Ma si sta già rivestendo in fretta, Sua Umiliazione in persona, meditando vendette folli. La notte sognerà di prendermi sotto in automobile o spararmi in faccia, ma al momento se ne va sbattendo la porta. Giù dalle scale, il ticchettio veloce della sua rabbia sprizza scintille.
Fuochi d'artificio colorati che scendono eterei, per me.



Giulia Lenci

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