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Racconto n° 958
Autore: Melablu Altri racconti di Melablu
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Brezza notturna
Mezzanotte.

Sono sdraiata su questo letto da un'eternità, a fissare il soffitto, le mani intrecciate dietro la nuca. Dalla finestra aperta proviene il tenue fruscio di foglie accarezzate dalla brezza della notte. Lievi rumori, aliti di vento. Non fresco come dovrebbe. E' estate, fa un caldo allucinante di giorno e di notte non riesce a rinfrescare abbastanza. Mi sfianca, questa umidità.

Sono distesa sul letto da ore, solo un piccolo perizoma mi separa dalla nudità completa. Osservo i giochi di luce sul soffitto, i raggi lunari che scherzano con le cime degli alberi oltre la mia finestra. Sospiro. Le notti estive hanno sempre un aroma inconfondibile, umido, denso e al contempo rigenerante, hanno un non so che di fertile, di greve, di inebriante. Di eccitante. Non riesco a dormire, ma la mia mente sogna, ad occhi aperti.

Abbasso lo sguardo sui miei seni, sospiro. L'aria della notte non mi raggiunge direttamente, ed il solo guardarli fa inturgidire i capezzoli. Sento una gocciolina di sudore che inizia lentamente a scivolare sotto il seno destro, seguendone il contorno, segnando il lato del busto, perdendosi nel lenzuolo sotto di me. L'ho sentita... o l'ho solo immaginata? Chiudo gli occhi e vedo (e sento) un dito rintracciare sulla mia pelle il segno lasciato dalla goccia. Il dito continua a disegnare linee, e cerchi, e volute, sulla mia pelle accaldata. Il tocco è leggero, delicato, a volte mi sfiora appena. Mi trasmette profonda pace, e molta attesa. Il dito presto si trasforma in una mano, calda, rassicurante. La mano di un uomo innamorato. Ora non sono più sdraiata sul letto, ma in ginocchio, gambe ripiegate sotto il corpo, e lui è dietro di me. Ora le mani sono due, e mi accarezzano, seguono gentilmente le linee del mio corpo, le mie curve, la base dei seni, la vita, i fianchi... per poi risalire, puntando al centro del petto, sfiorando appena i capezzoli irti con i polsi, segnando il mio collo pulsante, delineandolo solo con la punta delle dita. Le mani mi sfiorano il viso, i capelli, tornano sul collo, si fermano aperte sui miei seni. Non con prepotenza, con possesso. Ma con delicata gentilezza, elogio alle forme femminili. Non mi sono mai sentita meglio in vita mia. Mi sembra di essere trattata come una dea, una preziosa e fragilissima creazione di cristallo, bella da togliere il fiato. Mi abbandono in questo stato di grazia, e sento dietro di me un corpo a sostenermi. È forte, non desidererei altro che restare appoggiata a questo corpo innamorato e devoto e farmi coccolare, nulla più. Il suo viso sfiora il mio, delicatamente, mi sospinge verso di lui, cercando le mie labbra. E mi bacia, con dolcezza, appena appena, a fior di labbra. E sento dentro me riversarsi tutto l'amore che questo uomo sta provando, e tutto il mio amore cerca spazio per uscire da me e arrivare a lui. E così inizio a sentire una certa irrequietezza, laggiù, sotto il piccolo pezzo di tessuto che mi copre. Non me ne ero forse accorta che tutte queste coccole mi stavano eccitando un po'? Lui, che sembra capire ogni mio desiderio, mi aiuta a sfilare il perizoma. Non c'è fretta, nelle sue azioni. Solo una immensa armonia, come se fosse la pura brezza della notte a volermi nuda.

Ora sono appoggiata a lui, sento il suo sguardo percorremi amorevolmente, e mi piace moltissimo. Mi sento amata, desiderata, profondamente voluta ma non posseduta. Intimamente libera. Le sue mani sfiorano le mie gambe, e risalgono su, verso il centro del mio desiderio. Mi aspettavo una sollecitazione, una penetrazione, una carezza audace sulle labbra dischiuse e umide. Invece, la mano si ferma, aperta, sul monte di Venere, e lì si posa, in una erotica versione della più comune espressione della pudicizia.
Tutta questa solerzia, questa delicatezza, mi stanno eccitando come non mai. Così, il mio lui mi sospinge in avanti, facendomi appoggiare con le mani sul letto, mettendomi carponi. Lo sento accarezzarmi la schiena con dita leggere, facendomi rabbrividire di piacere. Poi, avvicinandosi al mio volto, mi bacia ancora una volta, sulle labbra, mentre il suo membro si appoggia su di me, mi apre e scivola dentro. Non posso trattenere un sospiro di sollievo e di piacere, e lui fa altrettanto.
Adoro questa posizione, e lui lo sa, naturalmente. Si muove piano mentre con le mani mi accarezza i fianchi, il sedere, le cosce e ancora la schiena, il collo, la testa. Mi sembra di percepire più che amplificato ogni gesto, ogni movimento, interno ed esterno. Sento che si appoggia su di me, muovendosi ancora senza fretta, facendomi assaporare il godimento che sta crescendo dentro di me. Intreccia una mano alla mia, mi bacia di nuovo, mi bacia il collo. Lo sento ansimarmi nell'orecchio. Mi eccita da impazzire. Inizio a gemere, lui accelera le spinte, senza mai smettere di accarezzarmi il seno e la pancia. Abbasso la testa, ora la dolcezza si sta trasformando in passione divorante. Accentuo le sue spinte, lo sento gemere. Oh, sì... mi sta mandando in estasi. E quando la sua mano scende a cercare il mio punto più sensibile, ormai sono al limite. Il fiato mi manca, i gemiti ora sono quasi urla, il più alto dei piaceri sta arrivando a cogliermi ed a scuotermi con furia. Lo sento arrivare addirittura dalle reni, il godimento è così forte che esplode in un grido liberatorio, lunghissimo, ed in spasmi che squassano il mio corpo. Lui non mi ha abbandonata, mi ha trattenuta in questo abbraccio protettivo, rimanendo dentro di me e prolungando il mio orgasmo. Anche se esausta, voglio premiarlo. Lo sento dal respiro che presto mi raggiungerà. Così lo faccio uscire, mi volto e lo prendo in bocca, tutto quanto, accarezzandolo e succhiandolo con devozione e amore, restituendogli così tutte le attenzioni che mi ha riservato. Lo lecco e lo succhio, percorrendolo lentamente su e giù, sentendo la sua superficie liscia e la sua solida consistenza occupare tutto lo spazio, dentro la mia bocca, fino alla gola. E quando il culmine fu raggiunto, la sua calda essenza mi scivolò giù e scomparve, come silenziosa ricompensa.

Vorrei coricarmi ora con lui, assaporando il piacevole torpore dei sensi appagati, godendo dell'amore dimostrato reciprocamente, ma... mi ritrovo sola, nel letto, coperta solo da un piccolo perizoma, ora bagnato, più accaldata di prima.

Mi stendo sulle lenzuola umide e mi viene da piangere. Non è stata una fantasia, ma una cosa peggiore. Un ricordo. Rattristata e sulla soglia delle lacrime, mi assopisco. Fuori la brezza non è mutata, umida e calda. All'una e mezza di notte.

Melablu

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