La componente teatrale in senso alto in una session come in un rapporto d/s è a mio parere decisamente rilevante. Il linguaggio, le modalità d’azione, le regole tutto il definirsi del bdsm ricorrono a lemmi che in prima battuta , per rimanere in uan lettura semiotica, in un primo livello di significato, sono collocati in un con-testo teatrale: si pensi alla stessa definizione di ruolo che è esattamente lo stesso termine che si utilizza per assegnare ad un attore una parte in una piece e ancora si parla spessissimo per indicare l’ambiente bdsm di scena. Sono solo alcuni dei molteplici esempi che si potrebbero fare. Ma questa è in un certo qual senso sollo una riflessione preliminare . Di fatto in questo caso m’interessa di più parlare della natura sm di una certa tipologia di azione teatrale, degli echi che questa interpretazione della scena ha in ambito D/s. M’interessa parlare del teatro della crudeltà e di Antonin Artaud, il genio folle che lo mise in scena rivoluzionando il paludato teatro dello scorso millennio e ispirando le migliori performance di teatro contemporaneo alcune delle quali ancora tra noi come su tutte La Fura del Baus.
Un po’ di storia
Il Primo Manifesto del Teatro Della Crudeltà apparve nel 1932 per mano dell'attore e regista francese Antonin Artaud, il quale rivoluziona di fatto il modo tradizionale d'intendere la rappresentazione teatrale.
Secondo il suo fondatore, il teatro deve essere una vera e propria esperienza esistenziale capace di cambiare sia l'attore che lo spettatore: il teatro cessa di essere semplice forma artistica, ma assume un ruolo attivo. La crudeltà diventa lo strumento che si serve del corpo dell'attore per introdursi nell'inconscio del pubblico; al centro dello spettacolo vi è lo spettatore che partecipa ad esso emotivamente. Lo scopo è avviare un procedimento di depurazione che lo libera da tutto quello che è nascosto dentro di lui e che normalmente viene espresso attraverso la violenza. Questo teatro deve contagiare il pubblico, deve trafiggerlo, farlo urlare. Nessuna rappresentazione. Il teatro diventa evento. In un certo qual senso si tratta di un ritorno alle origini del teatro classico, quello greco in cui la chiave era la catarsi.
Crudeltà o…
Fin dall'inizio, Artaud cerca di evitare un'errata accezione del termine crudeltà , dice infatti che "è un errore attribuirle il senso di spietata carneficina, di ricerca gratuita e disinteressato del male fisico". La crudeltà "è il rigore, è la vita che supera ogni limite e si mette alla prova nella tortura e nel calpestamento di tutte le cose"; è un sentimento puro e implacabile, carico di valore universale. Non suona molto vicino al modo con cui s’interpretano generalmente in chiave d/s le dinamiche di una session? In modo particolare quel tipo di dinamiche che portano il sub a raggiungere il subspace. Quando parliamo della centralità in una relazione D/s dell’umiliazione o del dolore, non intendiamo forse riferirci a qualcosa di molto simile a ciò di cui parla Artaud, cioè alla necessità per il Dom di essere implacabile per portare il sub fuori da se stesso e dunque tenere davvero la sua anima tra le mani per accarezzarla? E della necessità per il sub di abbandonarsi totalmente nelle mani del Dom, di cedere il potere, per sentire le carezze sull’anima?
Artaud propone una visione dell’azione teatrale , della scena, in cui "le immagini fisiche violente frantumino e ipnotizzino la sensibilità dello spettatore travolto dal teatro come da un turbine di forze superiori", "un teatro che riproponga tutti gli antichi e sperimentati mezzi magici, che abbandonando la psicologia racconti lo straordinario e metta in scena conflitti naturali, che provochi trance come le danze dei Dervisci e degli Aissaua, e si rivolga all'organismo con strumenti precisi". Un teatro che nasca dalla compartecipazione dei linguaggi, senza alcuna gerarchia tra azioni, immagini, movimenti, suoni, parole.
Un teatro che divenga, dunque, esperienza panica di catarsi quello che spesso è per molti praticanti la session o, ancora più la relazione D/s. Un modo di fare i conti con il proprio vissuto e le proprie pulsioni più estreme e renderle accettabili perché agite in una scena sicura e consensuale.
L’influenza di Artaud sulla cultura contemporanea
Alla base di questa concezione della scena teatrale come crudele esperienza di vita, da una parte troviamo l'influenza della cultura orientale, dall'altra l'insofferenza di fronte al conformismo di un teatro ormai superato, legato al testo scritto, come avveniva per i teatri francesi ed europei all'inizio del '900. Tutti questi elementi provocano in Artaud visioni alle quali egli tenterà di dar forma concreta attraverso lo spettacolo, con risultati piuttosto deludenti.
Il primo tentativo, del 1935, è infatti un fallimento. I Cenci non riscuotono il successo sperato. Nel 1938 Artaud ci riprova e pubblica Il Teatro e il suo doppio, testo fondamentale che raccoglie tutti i suoi scritti sul Teatro della Crudeltà .
Egli mirava al ribaltamento delle fondamenta stesse del teatro, inteso come riproduzione e descrizione della vita. E la sua lezione non è stata agita invano. La sua crudeltà, infattai , qualche decennio dopo, diventa l’aggressione totale dello spettatore tipica dalle produzioni del Living Theatre nei primi anni '60. Anche Peter Brook e Charles Marowitz si rivolgono alla crudeltà di Artaud, e producono nel 1963, al Lambda Theatre di Londra, una stagione di rappresentazioni crudeli. Un anno più tardi viene messo in scena Marat/Sade di Peter Weiss, trasportato in seguito su pellicola cinematografica.
Ma l'influenza di Artaud si estende di fatto a tutti coloro che dopo gli anni '60 e ancora negli anni '90, hanno lavorato sulla rottura della rappresentazione scenica, mettendo in atto un diverso regime di teatralità . Il Teatro della Crudeltà ha portato anche alla nascita di nuove forme teatrali, come il teatro panico, il teatro totale o l'happening.
La messa in scena crudele come catarsi
La lezione di Artaud può essere preziosa per un bdsm’r per molte ragione. La prima e più evidente è che agire la crudeltà in una scena organizzata, strutturata e regolamentata permette di liberare le pulsioni di chi compie l’atto ( l’attore o il dom) e di chi lo subisce ( lo spettatore o il sub) in totale libertà e con livelli d’intensità inammissibili in un contesto sociale consueto. Le assonanze con quanto recitano i vari manuali anglossassoni sul bdsm mi pare chiaro ed evidente. Solo che Artaud lo scrisse qualche decennio prima. E’ il fine che cambia la natura dell’atto teatrale per Artaud e il fine è la catarsi , come nel teatro classico e come nel D/s.
La seduzione è la mia cifra esistenziale principale |