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Racconto n° 2940
Autore: Alemar Altri racconti di Alemar
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Dimmi addio
Dimmi addio;
se non sei più capace di toccarmi come prima, vattene. Non ho tempo per la sterilità di un desiderio appena tiepido. Ho bisogno del rumore della carne bagnata, pompata forte, come facevi tu quando impazzivi al solo pensiero di fottermi. Voglio ancora quello che mi davi prima, voglio il gusto del sudore, e il tuo sperma a colarmi sulla coscia, quando rientravo a casa e salivo piano i gradini della scala, per non farmi trovare ancora eccitata, ancora bagnata di orgasmi gridati nel buio.
Ho voglia dei tuoi segni sulla schiena, quelli che sentivo solo il giorno dopo, che leggevo fiera al mattino, nello specchio un poco appannato, dopo la doccia.
Voglio ancora sentirmi godere forte, voglio toccarmi come mi toccavo quando tu mi dicevi di farlo per te, a modo tuo, come se fossero le tue mani a darmi l'orgasmo più intenso, quello capace di farmi girare la testa, di trasformare le contrazioni in nausea, stordimento. Avevo bisogno di tempo per riprendermi, il fiato corto, le mani e le gambe tremanti per la passione fisica e mentale che sapevo vivere...

Dimmi addio;
se non ricordi più il piacevole dolore della separazione allora vattene. Perchè non sono affamata del fantasma che mi hai lasciato in eredità. Non so scopare la sua ombra, non so godere con lui. Non mi riempe il ventre di fiotti di sperma caldo. Non sa amarmi come facevi tu, non sa rapirmi i pensieri per trasformarli in delirio.
Facevi di me ciò che volevi, ti muovevi nei meandri della mia mente, come fossero i tuoi. Ero la schiava, la tua proprietà privata. Ero ciò che volevi io fossi.
Ma se hai dimenticato tutto questo, allora vattene, non ho altro da offrirti. Non sono l'amica a cui raccontare i sogni mai realizzati, sono quella da sbattere contro un muro, e senza tante premesse, riempire di carne calda. Un cazzo a pompare forte tra le pareti di una vita persa ad amare l'amore...

Dimmi addio;
se non senti più la voglia tormentarti la notte, quando entri tardi nel letto e trovi lei ancora sveglia che vuole fare l'amore come lo facevate quando ancora eri innamorato; lei arrabbiata perchè sa che lì in quel momento sei solo un pezzo di carne nemmeno troppo dura; perdi quasi virilità, e la ritrovi solo sovrapponendo il mio viso al suo. Allora la rivolti, le salti addosso e la monti. Con rabbia, con odio per una vita che ti ha negato l'unico spicchio di felicità che davvero desideravi. Ti alzi al mattino, svogliato, tormentato, con l'anima dolente, e una fame che non sai spegnere.

Dimmi addio;
se sei così codardo da scappare di fronte all'unica possibilità di avermi ancora e per sempre senza le catene che la vita ti ha mostrato, allora vattene. Non ho tempo per chi anela e brama l'Amplesso, ma alla fine si accontenta di una foto della fica sullo schermo, e la mano che senza chiedere, scivola sulla patta sognante...
Oggi sono dura, devo esserlo. Perchè ho smesso di aspettare. Se non lo farai tu, lo farò io.
Con il dolore che mi lacera dentro, come una pioggia battente di sale su una ferita aperta e sanguinate. E' l'unico modo per uscirne viva, integra.

Quindi ora dico basta, non ne posso più, non può più andare avanti così. Se non vivi più per il desiderio di desiderarmi, allora non ha più senso questo dolore profondo.
Smetterò di essere la tua slave, e tu il mio Padrone. Rimarrò per sempre tatuata dal fuoco di questa tormentata passione; rinuncio ad essere la schiava di chiunque.
Chiudo il capitolo, smetto i panni di geisha. Torno ad essere la donna che hai conosciuto, la vergine bellissima che hai visto, e lascerò che altre mani scrivano per me le parole che mi porteranno a tremare, ancora e ancora.

Ti dico addio, perchè sei così debole da non saper rinunciare all'unica donna che forse hai davvero amato.

Alemar

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