Diventava bella quando le passavo due dita su una guancia e le bisbigliavo all'orecchio, Laura piegati.
Non avevo bisogno di alzare la voce o di ripetere l'ordine. Lei interrompeva quello che stava facendo, qualunque cosa fosse, una lettura, un pensiero, un compito, e per qualche istante assumeva un'aria trafelata, le narici dilatate in un breve imbarazzo sospeso tra ansia ed emozione. Mi guardava senza sorrisi e senza tristezza, un capriolo giunto allo stagno per l'abbeverata: gli occhi vigili e il fiato in lieve affanno, sa il pericolo che corre, ma conosce anche l'intimo piacere di soddisfare la sete. Così Laura. Sapeva il rischio del dolore ma amava il fascino dell'obbedienza. Non era sottomissione la sua, nè tantomeno masochismo. Era ogni volta una scelta consapevole, una condivisione d'intenti, un tacito scambio di doni.
Poche parole tra noi, in quei momenti.
Laura si svestiva come un'educanda a sera, quando il pudore l'accompagna anche nella solitudine della sua stanza. Mi dava le spalle e cercava un angolo in penombra, badando bene a spurgare i propri gesti da ogni accenno di sensualità. Si comportava come se tutta la sua attenzione fosse concentrata nel ripiegare con cura su una sedia gli indumenti che andava sfilando. Amavo il suo frusciare silenzioso e pacato. Vi era qualcosa di religioso nella sua lenta nudità, il rosario delle vertebre, la crocefissione delle braccia, la schiena bianca come un panno d'altare. E l'offertorio, soprattutto, che faceva di sé. Laura mi offriva la sua pelle da battere ed amare.
Io restavo seduto in poltrona ad ammirare il suo muoversi sereno senza conoscere quale posa volesse dare al proprio corpo. Era lei a decidere come piegarsi ed era la piega assunta a stabilire le nostre azioni successive. Se in piedi si chinava alla parete appoggiandovi i palmi aperti era un invito a dedicarmi ai suoi glutei muscolosi con la bacchetta di bambù, se si stendeva sul tavolino basso tra i divani era l'offerta della schiena al cuoio sottile, se si inginocchiava alla musulmana invitava il legno flessibile a benedire le tenere piante dei piedi. Ma poteva decidere di piegarsi sulle mie ginocchia per ricevere il calore accecante delle mani, oppure di abbracciare ad angolo retto il piano del tavolo, lasciando in questo caso a me la scelta se percuoterla e dove o visitare subito uno dei suoi santuari e quale.
Erano istanti intensi quelli che precedevano l'azione. Eravamo un'anima sola in quel momento. Un'armonia d'intenti, l'offerta e la domanda che venivano a coincidere in silenzio, le parole avrebbero sciupato la magia del suo precedermi. Sì, perché Laura anticipava sempre con esattezza il mio desiderio del momento e disponeva il proprio corpo secondo la precisa geometria del mio volere, prima ancora che io lo avessi concepito nei dettagli. Era questo suo adattarsi come acqua alla forma del bicchiere che mi commuoveva ogni volta. Mi sarei fermato lì, ancora seduto alla poltrona, senza fare altro se non adorare la piega del suo corpo. Il resto erano solo gesti d'amore.
Zenzero